Arte infantile
Nella mia collezione di disegni infantili ho raccolto per anni dei materiali molto interessanti dove vige a volte una ricchezza di sfumature, un empirismo radicale di alto livello creativo.
Nel 2008 ho raccolto vari disegni di Ilaria (7 anni), una bambina di grande e insolita sensibilità che si sentiva libera di sciogliere le sue forme in lacerti fluidi e anomali, apparentemente privi di costruzione logica, dissonanze pure. Spesso ritagliava i disegni già fatti per ricostruirli in un inedito collage, disarticolando e decentrando ulteriormente la forma. E’ stato uno dei casi di più elevata qualità creativa che io abbia trovato nella mia ricerca del disegno infantile.
Questo suo disegno che riproduco (foto) con il suo assenso è forse il disegno infantile più vero, più emozionante, che io abbia mai visto.
Quando un bambino disegna così sta resistendo all’imposizione dello schema ripetitivo che ricalca all’infinito gli stessi moduli sociologici (la casa, i genitori, gli animali) e conserva l’elasticità della prima maniera infantile per devolvere la sua capacità creativa nel plasmare un’impressionante schermatura di impulsi fluidi e contraddittori, di accenni discorsivi subito frenati e dirottati, con una dislocazione nello spazio di frammenti del discorso che denunciano una necessità radicalmente poetica di mostrare nel suo insieme, nella sua simultaneità, una molteplicità di segnali che non tollerano di essere dispersi nell’ordine di una successione temporale.
I tagli della carta, le incollature a collage, l’energia inedita della composizione nello spazio, le violente dissonanze, fanno di questo disegno un delicato e struggente, delicatissimo testo poetico che mostra la pura specificità del disegno infantile, che non si deve cercare nella fisiologica registrazione gestuale dei primissimi anni, troppo condizionata dallo specchiarsi dei movimenti del corpo e degli occhi, ma nel momento cruciale in cui il disegno ha maturato la consapevolezza di una scrittura privata che non vuole ancora cedere alla pressione della normalizzazione imposta dall’esterno, che preme per la declinazione del linguaggio intimo in scrittura condivisa.
In questa fase il disegno infantile sta ancora visualizzando l’articolarsi interiore della percezione di sé.
A parte il caso straordinario di I, ci sono degli altri esempi, purtroppo rarissimi, nei quali la barriera dell’omologazione non è così rigida da impedire l’emergere irresistibile di questa interiore registrazione sismica.
F attorno ai 5 anni (1989) ha fatto una serie di disegni sorprendenti, materiati da una esplosiva energia compressa e culminanti in uno straordinario vulcano in eruzione descritto in sezione, espressione esplicita della sua forte energia interiore (cfr. Territori di confine. Arte infantile).
Nel 1981 acquistai un gruppo di disegni a una mostra romana, e uno di questi (di M, 9 anni) mi sconvolse: un Ospedale con le persone malate, plasmato da grandi fasce di matita, violente come un’angustiante percezione onirica.
Fu la dimostrazione concreta, per me, di come la creatività infantile possa sopravvivere anche oltre i sei anni, passato il limite che porta alla committenza degli adulti e all’abbandono della pura registrazione sismica del segno (cfr. Territori).
La rivista SeleArte (1952-1966) di Ragghianti ha pubblicato a colori nel 1953 un magnifico acquarello di un bambino (tedesco?) di 6 anni, La mia scuola, con lo scopo di esaltarne la potente organizzazione strutturale. L’acquarello era collegato alla recensione di un lavoro sull’arte infantile di Walter R. Conti, W. Viola e J. Weidmann, un fascicolo, definito bellissimo, della rivista Du di Zurigo.
2015. C’è un utilizzo molto interessante e intenso del disegno infantile in Les Revenants (2012-2015) della tv francese.
2016. Il disegnatore Manu Larcenet inserisce dei suggestivi disegni infantili delle sue opere, e non è chiaro se utilizzi disegni autentici di bambini o disegni rifatti da lui stesso (L ha un disturbo bipolare).
2011. Da mesi mi chiedevo come elaborare il capitolo sul disegno infantile, cominciavo ad avere dei dubbi sulla stessa legittimità della mia interpretazione, ma riprendere in mano il libro di Lowenfeld, dimenticato da anni in un angolo della mia biblioteca, mi ha aperto gli occhi: la qualità latente dei primi disegni sopravvive se qualcosa impedisce alla normalizzazione imposta dagli adulti di cancellare la registrazione diretta delle percezioni sensoriali del corpo. I ragazzi deboli di vista studiati da Lowenfeld operano in un confine che si colloca tra la prima attività pura del sismografo del bambino più piccolo e la necessità espressiva della sofferenza psichica, e le opere riprodotte nel libro, che osservo con attenzione solo adesso, sono straordinarie.
Vasi comunicanti: Esteticità diffusa e Territori di confine.
Libri
1938.Viktor Lowenfeld, La natura dell’attività creatrice (it. 1977). Una novità straordinaria per uno studio del disegno infantile esentato dall’omologazione che arriva con la scuola. Un testo rivelatore.
1943. Herbert Read, Educare con l’arte (it.1954 e 1976). Un testo magnifico di un colto storico dell’arte educato dalla Fenomanologia.
1955. Mostra di disegni infantili di scuole brasiliane, catalogo, Fondazione Besso, Roma.
1969. Célestin Freinet, L’apprendimento del disegno (it. 1980).
1970. Rhoda Kellog, Analisi dell’arte infantile (it. 1979). Lo studio più completo sull’AI, un libro fondamentale che acquistai subito.
1973. Anna Oliviero Ferraris, Il significato del disegno infantile. Tav. 11. L’opera di F (12 anni), con ‘ritardo mentale’, mostra la densità dei dipinti di Nolde, con grandi forme nere, drammatiche, che premono contro il calore del rosso e dell’arancione segregati in basso.
1974. Denis Vasse, L’ombelico e la voce. Due bambini in analisi (it.1976). Intensa analisi di disegni infantili di un discepolo di Lacan.
1978. Otto F. Gmelin, Come leggere i disegni dei bambini (it.1978).
1978. Francesca Marino Abbele, Interpretazioni piscologiche del disegno infantile.
1980. AA.VV. Tutto il tempo che va via, catalogo della Mostra dello scarabocchio, Roma.
1980. Anna dell’Agata, Linguaggio grafico infantile.
2002. Claire Golomb, L’arte dei bambini. Contesti culturali e teorie psicologiche (it.2004). Un testo deludente e pieno di stereotipi, brutto anche nelle sue illustrazioni. L’autrice attribuisce un valore positivo a disegni naturalistici realizzati da bambini autistici trascurando il fatto che si tratta di una patologia e non di un controllo della forma. G minimizza e trascura il testo di Lowenfeld, ignorando del tutto quello di Read, che non figura neanche nella lunga bibliografia. L’unico testo di Kellog in bibliografia è un lavoro del ’50, il libro fondamentale del 1970 viene ignorato.
2004/2005. AA.VV. Les enfants terribles. Il linguaggio dell’infanzia nell’arte, 1909-2004. Catalogo della mostra, Lugano. Il Ritratto di fanciullo con disegno di Giovanni Francesco Caroto del 1520.